venerdì 11 maggio 2012


LLUVIA DE FLORA
lontano dalle città dove si compra e si vende

studio di teatro e danza
liberamente ispirato alla vita e all’opera di Alejandra Pizarnik

di Elisa Zacco e Nicoletta Zabini
con Elisa Zacco
“tutta la notte faccio la notte…tutta la notte scrivo…
tutta la notte aspetto che il linguaggio riesca a mettermi in una forma…”


link al video promo http://vimeo.com/46808324


mercoledì 30 marzo 2011

STANZE
uno studio teatrale
su Camille Claudel, Anne Sexton, Alejandra Pizarnik
con
Valeria Mai, Emanuela Tassini, Elisa Zacco
regia di Nicoletta Zabini

Tre “stanze”, tre artiste, tre donne che nella stanza tutta per sé danno voce e corpo al conflitto artistico-esistenziale con la propria forza e la propria debolezza, tra le molteplici coniugazioni di un sé fragile eppure determinato ad affermarsi.

Le stanze di Camille Claudel, Anne Sexton e Alejandra Pizarnik sono l’insieme dei luoghi che ne attraversano l’opera, è ciò che le abita e le attraversa, e che ha trovato in noi una risonanza, generato un conflitto di sensibilità, ed una feroce consonanza femminile.

All’interno delle tre stanze, quindi, molte stanze si aprono attraverso porte invisibili, e benché le tre presenze non entrino quasi mai a diretto contatto si creano tuttavia richiami e attrazioni ; cadranno e si rialzeranno più volte, una storia si riverserà nell’altra : tentativi di attraversamenti della vita, e della vita nell’arte, esiti di un’esistenza al femminile sempre in ascolto e in comunicazione con se stessa, nel desiderio insopprimibile di una esistenza autentica.

















foto di Rosa Salzani

venerdì 14 gennaio 2011


Et jamais je n’invente
testi di Charlotte Delbo

con Cristina Nadrah, Rosanna Sfragara, Francesca Zoppei

una creazione di
Elisabetta Ruffini, Rosanna Sfragara, Nicoletta Zabini

complicità artistica  Jutta Wernicke-Sazunkewitsch
collaborazione per la lingua dei segni Fiorella Rubele
luci  Alberto Costantini e Daniele Adami

produzione Armilla con Murmureteatro e
Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

“Mi servo della letteratura come di un’arma, perché la minaccia mi appare troppo grande”
                                                                                      Charlotte Delbo
In scena tre attrici, tre corpi prestati a una parola che sa di non poter essere compresa ma pretende di essere conosciuta.
Uno spazio sospeso tra i tempi: non il luogo dei campi, o di una biografia. Ma il luogo di un incontro, attraversato da parole dette, ascoltate e prese in carico, in cui l’esperienza vissuta si fa racconto condiviso.
Pochi oggetti. Presenze-assenze per dire che la memoria è lì, radice delle cose, intrisa nelle cose, anche se noi non lo sappiamo. Taglienti quando dicono un ritorno che è stato ma non è mai avvenuto. Controcanto della materia viva e pulsante del presente.

Charlotte Delbo (1913-1985) è una scrittrice francese ancora quasi sconosciuta in Italia.
Impegnata nella Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, è deportata ad Auschwitz nel 1943. Sopravvissuta, si assume la responsabilità e la sfida di rendere conto del vissuto doloroso, attraverso la letteratura. “Tutto questo diventa una storia”, una storia da scrivere e da tramandare.
Le parole diventano luoghi in cui passato e presente si incontrano, per creare una coscienza che rinnovi lo sguardo su entrambi. E diventano materia viva che interpella e affida la responsabilità di una risposta.

Il collettivo IΩ` TEATRO ha iniziato un percorso di ricerca attraverso l'opera di Delbo, tra le forme dell’arte e della memoria. Et jamais je n’invente è il primo studio.

IΩ` TEATRO è un collettivo nato tra l’Italia e la Francia nel gennaio 2010. La sua vocazione è una ricerca artistica errante, che si apre alla sperimentazione, spinge alla ricerca di nuovi codici di espressione e nutre il desiderio di incontrare culture e linguaggi diversi.
Il suo impegno è quello per un’arte che, con la consapevolezza del passato, interroga il presente senza sosta, per tenere le coscienze allertate e allenate nella loro capacità di immaginare il futuro.


Video di nat wilms http://vimeo.com/13162074
Video di Jutta Wernicke Sazunkewitsch  http://www.youtube.com/watch?v=2zh2h6s2hu0

sabato 18 settembre 2010

SARABANDA!
Parata di strada
Cinque attori girovaghi irrompono sulla piazza con chiassosa vivacità.
Una compagnia pronta a far baccano: con gran cassa, tromba e tamburi , vociando e suonando, sfilano per le vie con i loro ritmi briosi e abilità avvincenti.
Banditori, sbandieratori, trampolieri e ballerine... tutto fa spettacolo e i cinque si prodigano in piroette e danze per ammaliare il pubblico e portarlo con sé come nelle più antiche tradizioni dell'arte di strada, come i più abili saltimbanchi o i più astuti ciarlatani.
Una parata per tutti, che invita a fare cerchio e battere le mani.
Tra stupore e allegria, così come è arrivata, la sarabanda se ne andrà, non senza averci ricordato la magia saporita della festa, e lasciandoci il riverbero di un incanto.
(foto di Piero Adamoli)
 

martedì 2 marzo 2010


NEL BUIO
voci dalla Resistenza
intervento performativo per piccoli gruppi di spettatori
con Marco Paci, Emanuela Tassini, Elisa Zacco
regia di Nicoletta Zabini

Un esiguo gruppo di spettatori viene condotto in un luogo appartato ed angusto, forse una cantina o una soffitta, un nascondiglio, una stanza della memoria.
Per una ventina di minuti gli spettatori sono sottratti alla propria quotidianità : assisteranno ad una breve ed intensa rievocazione di memorie dagli anni della Resistenza, orchestrate in un concerto di presenze fisiche, gestuali e sonore. Al termine verranno invitati a compiere una piccola azione simbolica.
Il buio, metaforico e materiale, è la situazione: nel buio si manifesta la luce nelle sue differenti qualità di lampada, fiammifero, candela, lanterna, raggio da una grata, pensiero, coscienza, atti, parole.
Lo spettatore diventa testimone, viene condotto ed invitato ad attraversare una soglia.
Nell’assenza di luce o nella penombra l’occhio si sforza di vedere meglio, l’ orecchio si tende con più attenzione: i nostri stessi sensi si svegliano quando qualcosa ci viene tolto.
Staffetta, esule, partigiano, moglie di , fratello di, si manifestano: persone che hanno preso in mano le proprie vite, perché“non ci sono liberatori, ma solo persone che si liberano”.
Come testimone lo spettatore partecipa, come testimone non può fingere di non avere visto e udito, e riceve dall’esperienza una piccola eredità.
Nella collettiva memoria, l’esperienza può non essere la propria, ma ugualmente mantiene la capacità comunicativa e richiede la necessità di restare emersa nella coscienza di ognuno.
Nella stanza della memoria, lo spettatore visita e viene visitato, invitato a ri-comporre, ri-percorrere, ri-appropriarsi.
I testi scelti appartengono a poeti più e meno conosciuti così come ai protagonisti delle vicende reali: “gente” che nelle parole incisive concrete e dirette ha impresso l’autenticità del proprio vissuto.
Non l’elaborazione formale, ma l’urgenza di ciò che c’è da dire.

domenica 9 agosto 2009


...per coloro che si sono smarriti
qui si apprende l'orientamento
luogo, nazione, terra, perdono di senso...

De-sidera : cosa aspettarsi dalle stelle?
Un gruppo di attori girovaghi, come uccelli migratori o naviganti insonni in cerca di orientamento, si riunisce in un’occasione dal sapore circense e di/vaga sulle storie e i miti legati ad alcune costellazioni.
Si evocano così il labirinto di Arianna e del Minotauro, le metamorfosi di Narciso, di Medusa, della ninfa Dafne, il volo di Dedalo e Icaro.
Ogni vicenda rivisitata pone l’accento su una condizione o una scelta : resistere alla sopraffazione, fuoruscire dai confini ribaditi e mutare per rivendicare una propria identità/diversità, metamorfosi liberatoria o difensiva, riappropriata e non subìta.
Citazioni e riscritture da autori della drammaturgia e poesia contemporanea fra cui Pasolini, Morante, Pinter, Muller, si coniugano al tema classico, traendo libero spunto dal mito svestito del proprio passato per rivelarne la portata più umana e creare delle piste di continuità che raggiungono anche la sensibilità più recente: il Minotauro riflette sulla condizione degli esclusi, Narciso si specchia nel proprio doppio femminile, la ninfa Dafne mutata in albero afferma la propria difesa di donna , Medusa rinasce corallo, la Donna Offesa si rialza .
A fare da trait d’union irriverente compaiono due clown emuli di Dedalo e Icaro, che tentano di volare con macchinari di loro invenzione sino all’inevitabile esito finale di fuoco.
Lo spettacolo utilizza appieno il linguaggio per immagini e azione scenica del teatro di piazza : partiture fisiche e vocali si organizzano in un tessuto scenico variegato, dove lavoro d’attore, danza, maschere ed attrezzi, fuoco, luci e musica, si calibrano poeticamente in un’alternanza di climi, dalla rarefazione del lirismo alla coralità energica così come alla entrée comique clownesca.
Una composizione d’insieme capace di emozionare e parlare allo spettatore contemporaneo, eterogeneo per età, cultura e provenienza.

sabato 16 maggio 2009

PANKINE
intervento clownesco 
con Valeria Mai, Marco Paci, Elisa Zacco, Francesca Zoppei
diretti da Nicoletta Zabini

per le città in cui sulle panchine è fatto divieto sbocconcellare qualcosa, scambiarsi affetto,  cercar riposo o sedere fianco a fianco ...